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Il piano socio sanitario cambierà la quotidianità dei valdostani.

Intervista al Dottor Barmasse

La programmazione è l’attività attraverso la quale, dopo un’analisi accurata dei bisogni della popolazione residente, si identificano le priorità e gli obiettivi politici specifici, delineando successivamente le azioni organizzate per rispondere ad essi. Il Piano Regionale per la Salute e il Benessere Sociale 2022-2025 rappresenta proprio il documento che individua le priorità riguardanti la salute e il benessere sociale dei valdostani per i prossimi quattro anni.

Roberto Barmasse

La salute e il benessere sociale devono essere al centro delle attenzioni e degli sforzi di tutto il governo regionale, poiché ogni decisione adottata da esso ha un impatto sullo stato di salute e il benessere sociale delle persone.

Un documento di 280 pagine che rappresenta una vera e propria rivoluzione nell’ambito della sanità valdostana. Malgrado questo, dalla sua approvazione ad oggi, gli spazi dedicati per informare i cittadini valdostani sono stati davvero pochi. 

In queste righe, insieme al Consigliere (ex Assessore alla Sanità) e Medico Roberto Barmasse cercheremo di spiegare cos’è il Piano Regionale per la Salute e il Benessere Sociale, come si è arrivati alla sua redazione e come cambierà la sanità valdostana e le politiche sociali.

Cosa prevede, concretamente, il Piano Regionale per la Salute e il Benessere Sociale.

Il documento prevede una riduzione da quattro a due distretti sanitari, trasformando i poliambulatori di Donnas, Châtillon, Aosta e Morgex in case della comunità a media e alta intensità. Questi rafforzati poliambulatori garantiranno assistenza 24 ore su 24, sette giorni su sette. A questi si affiancheranno le case della comunità a bassa intensità, fornendo cinque ore di assistenza al giorno, sei giorni su sette, nelle località di Courmayeur, Saint-Pierre, Variney a Gignod, Charvensod, Nus, Valtournenche, Verrès, Brusson e Gaby. Gli altri ambulatori presenti nelle vallate continueranno a svolgere il ruolo di importanti presidi dell’assistenza sanitaria territoriale. Inoltre, sono in programma due ospedali di comunità, che affiancheranno l’ospedale regionale Umberto Parini di Aosta, ad oggi l’unico presidio ospedaliero della Regione. Il primo ospedale di comunità sarà realizzato presso la casa di riposo Jean Boniface Festaz di Aosta, con finanziamenti del Pnrr, mentre il secondo potrebbe sorgere nell’ex cinema Ideal di Verrès, oggetto di valutazioni progettuali in corso.

Da quanto mancava?

Questo documento guida era mancato nella nostra Regione dal 2013, ma grazie all’assiduo lavoro dell’attuale consigliere, nonché ex Assessore, Barmasse, è stato finalmente approvato dall’assemblea consiliare il giovedì 21 giugno.

La parola a Roberto Barmasse

Dott. Barmasse, qual è l’importanza di questo documento?

Il piano Regionale per la Salute e il Benessere Sociale è il più importante documento, a livello di politiche sanitarie e sociali, da qui ai prossimi quattro anni. Come in ogni ambito anche in sanità, e per le politiche sociali, è fondamentale lavorare con una programmazione. Questo documento rappresenta proprio questo, programmare per migliorare grazie a una visione complessiva caratterizzata da una progettualità che cambierà, in maniera radicale, quella che è l’attuale impostazione della sanità territoriale, ospedaliera e della gestione delle politiche sociali.

Per arrivare al documento conclusivo, Lei ha scelto di mettere in campo un percorso di condivisione e confronto, non solo dei diversi soggetti portatori di interesse ma di tutti i valdostani, grazie a una piattaforma online in cui era possibile portare un proprio contributo per modificare il l’allora bozza del Piano. Perché questa scelta?

Un documento di programmazione così importante non poteva essere calato dall’alto. Sanità e Politiche sociali riguardano la quotidianità di ognuno di noi. Come ho già evidenziato, questo atto rivoluzionerà il modo di vivere la nostra sanità regionale per questi motivi era corretto condividere e ascoltare la voce di tutti. La piattaforma democratica ha permesso di mettere in campo questo percorso democratico. 

Qual è stata la risposta dei valdostani a questa iniziativa?

Ottima. Abbiamo avuto oltre 500 accessi alla piattaforma che hanno prodotto circa 50 contributi scritti, non solo dalle parti sociali come i sindacati ma anche da associazioni e semplici cittadini. Il 90% di questi contributi erano volti a migliorare il documento da noi redatto come Assessorato, di fatto una conferma che la direzione intrapresa era quella giusta.

Clicca qui per leggere le proposte arrivate da cittadini e parti sociali

In seguito al ricevimento di questi contributi come avete agito?

Abbiamo proposto un evento di restituzione dei contributi aperto al pubblico. Per qualità e coerenza abbiamo accettato oltre il 90% dei contributi proposti dai cittadini.

Partendo da un’analisi dei bisogni di salute e l’analisi dei bisogni sociali sono state individuate quattro macro aree tematiche e una macro area a valenza trasversale: prevenzione, rete territoriale, assistenza ospedaliera, servizi sociali, governance. Cosa cambierà, sia per i cittadini sia per chi lavora nell’ambito sanitario, in questi due anni?

Cambierà, in maniera radicale, quello che è l’approccio attuale alla medicina e alle politiche sociali in generale. Questo documento considera il cittadino nella sua intera complessità, come un essere umano a 360°. Oggi la sanità e le politiche sociali camminano su due strade parallele e il paziente viene trattato tramite percorsi diversi. Grazie a questo documento, non solo ci sarà un’integrazione tra medicina territoriale e servizi ospedalieri, ma, tramite i PUA -punto unico di accesso posizionati nelle case di comunità (ex ambulatori)- i cittadini con patologie cliniche o/e con fragilità sociali (ad esempio il diabete) saranno gestiti in un unico luogo dove saranno presenti i relativi professionisti per la loro presa in carico. Un servizio di medicina territoriale h24 e 7 giorni su 7, in continuo dialogo con la medicina ospedaliera che permetterà, anche grazie agli ospedali di comunità, di rendere più veloce e vivibile anche la realtà del Parini. I cittadini non dovranno più recarsi in diversi luoghi ma avranno come riferimento un unico luogo, posizionato proprio nel loro territorio. Un cambiamento di mentalità anche per tutti gli operatori socio-sanitari che potranno lavorare in squadra e con un organizzazione precisa. Per gestire il rapporto tra territorio e ospedale abbiamo istituito una quarta figura dirigenziale Ausl: il direttore di area socio sanitaria. La gestione unica scritta nero su bianco nel Piano socio sanitario, ci tengo a sottolinearlo, è lo strumento che permette di trattare ogni cittadino come un essere umano nella sua complessità ascoltando, e dando risposte, sia alle sue esigenze sanitarie che sociali.

Il DEFR, approvato a dicembre 2022, prevede già i primi step di attuazione di questo piano?

Sì. Nella legge di stabilità, come allora Assessore, avevo inserito i passaggi, ora già in atto tramite le delibere già preparate, sull’attuazione del piano sanitario. Il DEFR, infatti, prevede i finanziamenti per le macro aree. 

Lei, prima di essere un uomo prestato alla politica, è medico. La carenza di personale nella sanità valdostana segue il trend nazionale, un problema preso sotto gamba per troppi anni che oggi sembra farci pagare un conto salato. Nel piano avete previsto delle strategie per risolvere questa situazione?

Non è il Piano per la salute e il benessere sociale il documento che può invertire questo trend. Come Governo, e movimento, abbiamo affrontato questo problema parallelamente tramite la legge che prevede incentivi economici per medici e infermieri ma anche la nuova legge sull’accertamento della lingua francese. Inoltre, abbiamo cercato di agire sul welfare dell’Ausl, inteso come la qualità di vita degli operatori sanitari all’interno dell’azienda. Il problema dell’attrattività è stato, volutamente, affrontato con urgenza e in maniera concreta con scelte chiare.

L’opposizione è fermamente contraria al contratto regionale, la sua opinione?

La sanità la finanziamo con fondi regionali al 100% come Regione. Come autonomista, mi sembra corretto che i contratti siano gestiti da noi. Sono per una contrattazione di secondo livello a livello regionale. Una possibilità che ci permetterebbe di partire dal contratto nazionale per andare a migliorare le condizioni contrattuali dei nostri lavoratori.

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