Il 20 ottobre 2000 ‘Le Peuple Valdôtain’, a cinque giorni da una delle notte più buie per la Valle d’Aosta, usciva con un’edizione integralmente dedicata all’alluvione. Otto pagine di testimonianze dal territorio ma anche di riflessioni a caldo sulle azioni da mettere in campo per affrontare l’emergenza.

La nostra comunità pagò un prezzo altissimo: 20 vittime e 800 milioni di euro di danni. 

COSA ACCADDE?

> Sette giorni di acqua e fango

MERCOLEDì 11 OTTOBRE – Tutto comincia da una profonda circolazione ciclonica sulle isole britanniche, che si estende fino nord ovest italiano, con correnti sud occidentali di aria umida ed instabile.

GIOVEDÌ 12 OTTOBRE La discesa di aria fredda determina un marcato calo dei valori di pressione su Spagna, Portogallo e sul bacino occidentale del Mediterraneo. Sulla Valle d’Aosta il cielo si presenta molto nuvoloso o coperto; inizia a piovere già al mattino.

VENERDÌ 13 OTTOBRE mattino – La bassa pressione in tutto il mediterraneo occidentale aumenta i livelli di umidità dell’atmosfera, coinvolgendo il territorio valdostano, dove lo zero termico si alza da 2700 a 3500 metri. La pioggia si intensifica. Pomeriggio – Piove su tutta la Valle d’Aosta, con particolare intensità nel bacino di Cogne. I livelli dei corsi d’acqua si innalzano pericolosamente.

SABATO 14 OTTOBRE La pioggia continua a battere su tutta la regione, dovuta alle correnti da est che portano l’umidità dal mar Adriatico verso la Valle d’Aosta.

DOMENICA 15 OTTOBRE L’intensità della pioggia continua viene accentuata da diversi fenomeni temporaleschi che colpiscono varie località della regione.

LUNEDÌ 16 OTTOBRE La circolazione depressionaria si sposta verso nord. In serata la pioggia è finita.

OTTOBRE 2000 > OTTOBRE 2020 – VENT’ANNI DOPO

Mercoledì 14 ottobre 2020, nella sala Maria Ida Viglino, si è tenuta ‘Valluvione 2020’, cerimonia commemorativa del ventesimo anniversario dell’alluvione

Due ore dedicate alla memoria ma soprattutto un momento per fare il punto sui numerosi cambiamenti avvenuti in questi anni, le azioni messe in campo e i passi da compiere per affrontare il presente e il futuro.

La memoria come dolore ma anche strumento per creare una cultura di consapevolezza del rischio in tutta la comunità. 

COSA è STATO FATTO IN QUESTI ANNI?

I punti salienti che hanno segnato la crescita e l’ottimizzazione del sistema di risposta alle emergenze sono i seguenti: evoluzione dal punto di vista normativo con la promulgazione della Legge Regionale n. 5 del 18 gennaio 2001, Organizzazione delle attività regionali di protezione civile che ha rimodellato il sistema della protezione civile sulla base del principio di sussidiarietà sottolineando il ruolo essenziale delle comunità locali.

Particolare attenzione è stata posta alle attività di previsione e prevenzione considerati strumenti fondamentali per la mitigazione dei rischi. La legge è stata di stimolo allo sviluppo della pianificazione sia a livello comunale che regionale e sono stati numerosi i piani elaborati nel corso degli anni volti alla prevenzione e alla pianificazione delle emergenze sia per quanto riguarda le catastrofi naturali che i rischi antropici. A seguito dei tragici eventi alluvionali dell’ottobre 2000, la società civile ha reagito solidalmente, rivendicando un ruolo di compartecipazione attiva alle azioni di soccorso e di emergenza attraverso l’adesione alle associazioni di volontariato. In quest’ottica si è proceduto ad una riorganizzazione del settore anche in funzione dell’attivazione della Colonna Mobile Regionale, puntando sulla formazione di personale altamente qualificato e preparato a rispondere adeguatamente alle situazioni emergenziali anche complesse.

Il potenziamento del settore delle trasmissioni radio che, durante l’alluvione ha dimostrato, ancora una volta, il suo ruolo strategico e fondamentale, è stata un’altra importante priorità. Nel corso degli anni si è proceduto al suo potenziamento e all’innovazione tecnologica, giungendo alla decuplicazione della capacità di trasmissione degli impianti. Evoluzione del settore elicotteri. Durante l’emergenza è emerso l’importante ruolo svolto da questo mezzo di trasporto. È stata data, quindi, particolare attenzione al settore creando una delle migliori sinergie tra la “macchina” e gli operatori sia del soccorso sanitario che del soccorso alpino per gli interventi in ambiente ostile e, di recente, con la sperimentazione del volo notturno.

Attivazione del Numero Unico Europeo 112 che raccoglie le chiamate di soccorso attinenti i numeri 112, 113, 115, 118 inoltrando dette chiamate alle strutture competenti, tra le quali la Centrale Unica del Soccorso (CUS) che è un sistema informatico per la gestione delle situazioni di emergenza e per il coordinamento dei servizi di soccorso per il tramite delle strutture operative: 

• Soccorso sanitario 

• Corpo valdostano dei vigili del fuoco 

• Corpo forestale della Valle d’Aosta 

• Soccorso Alpino Valdostano 

• Protezione Civile 

Il sistema integrato garantisce un efficiente coordinamento nella gestione delle emergenze e una pronta e competente risposta alle esigenze della popolazione. 


IL FUTURO. LA PAROLA AI SINDACI

Una legge sulla montagna per non trovarsi mai impreparati di fronte all’emergenza

Franco Manes, Presidente Cpel, durante la cerimonia, ha evidenziato come sia necessario “Ripensare le responsabilità dei primi cittadini » affinché queste vengano semplificate soprattutto nella gestione delle emergenze in territori montani, questo può’ avvenire solo tramite l’allineamento della normativa in atto a quanto già previsto in altri stati europei. « Ciò, -continua Manes- non vuole dire fare cattiva amministrazione, ma vuole dire maggiore efficienza dando la giusta dignità alla figura del sindaco e dell’amministrazione comunale che troppo spesso diventa, almeno in una prima fase, il parafulmine di tutte le debolezze ed inapplicabilità di un sistema normativo nazionale che spesso e volentieri non vuole innanzitutto comprendere le ragioni di un dissesto o di un evento drammatico, ma immediatamente ricercare un responsabile sempre e comunque« .

L’obiettivo è di non trovarsi mai impreparati di fronte al momento dell’emergenza per questo il Cpel lavora affinché, si risolvano le carenze dei territori e si crei una rete attiva fra amministrazione pubblica, cittadini e imprenditori per la sicurezza, la sostenibilità ed il benessere. Obiettivo che si concretizzerà solo quando si arriverà ad una legge sulla montagna.

I CAMBIAMENTI CLIMATICI SI AFFRONTANO CON STRATEGIE DI ADATTAMENTO

Durante l’alluvione e nei giorni successivi abbiamo assistito all’accorrere spontaneo di volontari pronti a prestare soccorso, spalare fango, assistere le persone rimaste senza casa o nell’impossibilità di tornarvi. Darsi da fare era la parola d’ordine, e di questo dobbiamo ancora essere grati e fieri” così l’assessore all’ambiente Albert Chatrian ricorda a tutti la forza di carattere che caratterizza il popolo Valdostano arriva però subito a un punto centrale non solo per tutta la comunità valdostana ma sicuramente uno dei temi centrali a livello mondiale: i cambiamenti climatici. 

I modelli ci indicano che eventi come quelli dell’ottobre del 2000, rappresentano una realtà con cui dobbiamo confrontarci e convivere limitando i danni economici e di vite umane.

La temperatura a livello globale è in netto rialzo e nelle aree di montagna il riscaldamento è maggiore rispetto ad altre parti del pianeta: nelle Alpi le temperature medie sono salite di 2 gradi rispetto al periodo 1960-1990: più del doppio di quanto misurato a livello mondiale.

Come tendenza consolidata dei mutamenti in corso, oltre alla variazione in aumento della temperatura media annua, vi è l’intensificazione dei fenomeni estremi, quali venti forti e precipitazioni piovose intense e concentrate: basti pensare all’episodio dello scorso 3 ottobre con oltre 400 mm di pioggia in circa 12 ore –un vero record per la Valle d’Aosta. Quale la strada da intraprendere?

E’ necessario implementare programmi di monitoraggio ad hoc su base regionale e locale e per migliorare le previsioni. Occorre mettere a punto piani di intervento sistematici sui bacini idrografici e montani, mediante la manutenzione dei versanti, la pulizia degli alvei e delle opere di regimazione idraulica, senza dimenticare le infrastrutture di protezione dalle frane e i paravalanghe.

LA SICUREZZA AL PRIMO POSTO


Maria Olinda Chapellu, Carlo Perron e il figlio Elis, Maria Gloria Parravano, Anna Peraillon e il figlio Alessandro Bortone, Carmine Trapani, Ugo Coquillard, la moglie Grazia Boasso ed il loro piccolo figlio Gilles di 18 mesi, Fortunato Cerlogne e la moglie Ilva Fiou, Angela Catania, Manuel Catalano, Lino Gard, Ferruccio Morandi, Gianfranco Bosoni e Assan Zitouwi, Ernesto Manservigi e Vilma Favre 


Sono i nomi dei venti Valdostani che ci hanno lasciato durante la drammatica alluvione del 2000 ed è proprio ricordando i loro nomi che il Presidente della Regione Renzo Testolin ha voluto iniziare il suo intervento. “L’obiettivo di queste immagini è quello di rendere popolazione valdostana sicura ma anche consapevole e cosciente che il rischio zero in montagna non esisterà maiLa resilienza deve caratterizzare tutti e renderci coscienti. Stiamo lottando da mesi con nuova tragicità e anche in questo caso la Valle d’Aosta può diventare un precursore standardizzando un percorso che deve mettere la salute al primo posto. Una sfida che assieme al monitoraggio continuo dei territori deve stimolare il prossimo governo regionale

Perron Genny

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