du Conseildu Gouvernement RégionalLe groupe Conseiller

Il Consiglio non approva l’effettuazione del referendum consultivo sulla riforma elettorale

Nella seduta consiliare dell’11 gennaio 2023, l’Assemblea regionale ha deliberato di non approvare – con 26 voti contrari (UV, AV-VdAU, SA, GM, Lega VdA, PlA), 7 astensioni (FP-PD, FI) e 2 a favore (PCP) – lo svolgimento del referendum consultivo di iniziativa popolare sulla proposta di legge n. 58 del gruppo Progetto Civico Progressista in materia di elezione del Consiglio regionale della Valle d’Aosta.

È decaduto, invece, un emendamento depositato dal gruppo PCP contenente tre quesiti da sottoporre agli elettori.

La richiesta di referendum consultivo, previsto dalla norma regionale n. 19/2003, era stata presentata il 24 maggio 2022 da un comitato promotore formato da Gabriella Poliani, Elio Riccarand, Raimondo Donzel, Giovanni Girardini e Walter Musso e corredata da oltre tremila firme, con il fine di conoscere l’orientamento degli elettori sulla proposta di legge di riforma elettorale depositata dal gruppo PCP il 26 aprile 2022.

Nella seduta del 13 luglio 2022, l’Assemblea regionale aveva rinviato la decisione di sottoporre a referendum consultivo la proposta di legge in attesa di approfondimenti in prima Commissione consiliare. La Commissione con il voto contrario del gruppo consiliare di PCP, ha deliberato di richiedere un parere al professore Massimo Luciani che è stato sentito il 20 dicembre. Il costituzionalista ha affermato che la richiesta di effettuazione del referendum appare, per plurimi profili, di dubbia ammissibilità: innanzitutto, ha per oggetto una proposta di legge di modifica della forma di governo della Regione, la cui approvazione deve rispettare il procedimento aggravato di cui all’art. 15 dello Statuto speciale; inoltre, sebbene il referendum consultivo sia privo di effetti giuridicamente vincolanti, è indetto « prima » di « procedere all’adozione » dei provvedimenti legislativi interessati e, diventando oggetto della discussione consiliare che lo segue, esibisce un rilevante effetto « politico », con un condizionamento delle determinazioni consiliari, che problematicamente potrebbero disattendere l’indicazione referendaria; infine, il referendum consultivo determina comunque un ulteriore aggravamento procedimentale, oltre a quelli già previsti dallo Statuto. Ulteriori ragioni di inammissibilità, secondo Luciani, sono rinvenibili nel fatto che una richiesta di referendum consultivo non può avere l’effetto di superare il giudizio di inammissibilità pronunciato nella deliberazione della Commissione regionale per i procedimenti referendari e di iniziativa popolare dell’aprile scorso. Inoltre, è inammissibile la richiesta referendaria che contenga una pluralità di domande eterogenee che, impedendo una scelta univoca, coartino la libertà del voto.

Il dibattito in aula

Il Consigliere Giulio Grosjacques si è soffermato sui due pareri dei costituzionalisti espressi in Commissione: «Il professor Luciani risponde ai quesiti chiesti dalla Commissione e non per limitarne il margine di operatività ma per dare le informazioni necessarie alla formazione di un giudizio chiaro e completo. Il professor Morrone ha, invece, analizzato nel dettaglio il parere di Luciani. Quest’ultimo ha chiarito che il referendum consultivo, anziché concentrarsi su un testo normativo, genera confusione e non rispetta la sua funzione, dal momento che dovrebbe essere orientato a conoscere la posizione degli elettori su un tema specifico e non su un intero testo di legge. Quindi la maggioranza non proporrà i quesiti referendari perché ritiene questa iniziativa inammissibile. Tuttavia, il richiamo a una nuova legge elettorale che vada nella direzione della governabilità da realizzare entro il 2023 dev’essere fatto nostro e, una volta completato il testo, sarà possibile indire un referendum per chiamare i valdostani ad esprimere il loro giudizio sulla norma.

Non c’è stata inerzia o mancanza di interesse della maggioranza su questo argomento. In questi due anni ci siamo dovuti concentrare ad arginare gli effetti di una crisi pandemica senza precedenti che ha messo in difficoltà l’intero sistema economico valdostano. Abbiamo spesso sentito parlare di instabilità politica ma mi spingerei oltre, dicendo che, in questi ultimi anni, si è assistito a una degenerazione della politica: ci sono state delle materie di competenza del Consiglio che sono state oggetto di diffide, denunce, esposti alla magistratura ordinaria e contabile che hanno segnato la vita di molti Consiglieri e ne hanno condizionato l’attività personale e politica.

Questo non è il corretto esercizio della democrazia che ci viene chiesto dagli elettori. Il popolo, che viene chiamato alle armi tutte le volte che queste iniziative non hanno dato il risultato sperato, si è già espresso dando fiducia a chi siede in questo Consiglio, luogo deputato alla discussione della materia elettorale.»

Il Capogruppo di Union Valdôtaine, Aurelio Marguerettaz, ha evidenziato che «anche questa andrebbe migliorata, dal momento che ha una serie di aree grigie dove è difficile muoversi, come hanno evidenziato anche il professor Luciani e i Saggi. Il Consiglio deve lavorare su entrambe le norme e, per quanto riguarda quella elettorale, deve fare in modo che garantisca tutti e non i singoli partiti o una serie di comitati. Il fatto che due trentacinquesimi di questo Consiglio vogliano imporre il loro modello è un po’ singolare. Tuttavia, riconosco loro la bravura di introdurre argomenti con il principio del « Cavallo di Troia »: dicendo che il sistema non è stabile, propongono l’elezione diretta del Presidente, senza però mettere in evidenza tutta una serie di altri temi.

Trovo anche singolare che tra i soggetti promotori del referendum vi siano quei partiti che non hanno raggiunto il quorum alle elezioni passate e adesso ne chiedono l’abbassamento. Si parla di stabilità politica e poi si va a frazionare la rappresentanza in Consiglio. Per quanto riguarda l’intervento dei costituzionalisti in Commissione, ricordo che, come Consiglio regionale abbiamo chiesto un parere super partes al professor Luciani, mentre l’incarico del consulente tecnico di parte individuato da PCP, a prescindere dall’autorevolezza del costituzionalista, ha un’altra finalità. Commento e parere sono due cose diverse.»

se sei un autonomista e ti piace il progetto Peuple Valdôtaine Blog
Scrivici!

Saremo felici di contattarti e darti il tuo spazio di espressione