Il dibattitto sulla parità di genere e del ruolo delle donne è in corso dall’inizio del secolo scorso, in questi anni tanto è stato fatto, almeno in superficie, tanto che oggi sembra quasi superfluo ribadire il concetto che le donne devono avere pari diritti e pari opportunità degli uomini. Eppure, dalle cronache quotidiane, sappiamo che ai progressi culturali non sono seguiti i fatti e sono i numeri a certificare la veridicità di queste affermazioni.
AstraRicerche ha presentato proprio in questi giorni una ricerca che evidenzia come per un italiano su quattro “schiaffeggiare la moglie non è violenza”, a pensare che dare uno schiaffo alla partner non sia un atto di violenza nel caso in cui lei abbia flirtato con un altro, lo pensa il 40% degli uomini e il 20% delle donne.
Inoltre, un italiano su tre è convinto che forzare la partner ad un rapporto sessuale anche se lei non lo desidera, sia legittimo. Il dato drammatico è che a pensarlo siano anche 3 donne su 10.
Progressi culturali quindi che non sono riusciti a scardinare stereotipi e luoghi comuni che continuano ad incidere in maniera troppo impattante la quotidianità delle Donne. Secondo il World Economic Forum (Gender Gap Report 2021) la pandemia in corso ha ulteriormente peggiorato la situazione allontanando di altri 36 anni il momento in cui a livello globale dovremmo raggiungere l’uguaglianza di genere: ci vorranno più di 135 anni. In base a questo report l’Italia guadagna 14 posizioni, rimanendo comunque al 62esimo posto su 156 economie prese in considerazione (nel 2020 era 76esima). Ma resta indietro su molti fronti, a partire da quello economico. I redditi femminili in media sono del 42,8% più bassi rispetto a quelli degli uomini. E, anche quando svolgono mansioni simili, le donne scontano ancora un gap di ben il 46,7% rispetto agli stipendi dei colleghi.
Un divario di genere che, soprattutto oggi che ricorre la Giornata Mondiale contro la violenza sulle Donne, deve essere affrontato spingendo il piede sull’acceleratore. Se da gennaio ad oggi sono 89 al giorno le donne vittime di reati di genere in Italia la causa è da ricercare anche, e soprattutto, nelle disuguaglianze e nelle discriminazioni legate al genere. Tutti questi dati ci evidenziano come il problema non sia affatto sporadico e non vada quindi trattato come tale. La violenza di genere e la sua manifestazione più grave, il femminicidio, devono essere considerati come una questione culturale che fonda le radici in una concezione patriarcale della società. Una mentalità purtroppo molto più radicata di quanto si pensi comunemente e che può e deve essere combattuta anche grazie al contributo della Politica tramite politiche attive volte a ridurre i tanti gap tra uomini e donne nei diversi ambiti, dal lavoro svolto, al salario, alla divisione equa della mansioni familiari.
L’Europa ha inserito il raggiungimento dell’uguaglianza di genere nei punti (n°5) dell’Agenda 2030, il fine è quello di arrivare ad una parità di genere di tutte le donne e ragazze, garantendo loro accesso egualitario a sanità, educazione e a un lavoro dignitoso.
In Italia, per quel che riguarda le azioni messe in campo per la parità di genere, è da plaudire la legge approvata in senato il 27 novembre 2021 che sancisce definitivamente il divario salariale tra donne e uomini. Grande tristezza evocano invece le immagini del 22 novembre di un’aula Parlamentare vuota durante la presentazione della mozione da parte della Ministra per le Pari Opportunità contro la violenza sulle donne: di 630 deputati soltanto 8 si sono presentati in aula. Una politica assente nei luoghi preposti alle decisioni, ma presente alle manifestazioni online e in piazza per aizzare le folle? Come Femmes Valdôtaines ci auspichiamo che tra quegli/quelle otto rappresentanti del popolo risultasse presente anche la Deputata Valdostana.
Infine, in questa giornata così importante, ribadiamo il nostro impegno nella partecipazione alla commissione di lavoro interna dell’Union Valdôtaine dedicata alla revisione della legge elettorale Valdostana. Una legge che dovrà essere costruita al fine di garantire, nel rispetto della Democrazia, la rappresentanza femminile nella massima assise Valdostana: il Consiglio Regionale.
Le Donne non devono entrare in aula dalla porta di servizio ma devono avere l’opportunità di partecipare a una competizione elettorale in condizioni paritarie e, quindi, poter essere scelte dai cittadini!
Les Femmes Valdôtaines