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25 aprile, Testolin: « La Valle d’Aosta ha svolto un ruolo cruciale ed eroico nella delicata fase della Liberazione ».

“Le conquiste politiche, sociali, culturali, i diritti, la libertà di opinione, di voto, di associazione, di cui oggi godiamo, si radicano proprio nel 25 aprile. La Valle d’Aosta ha svolto un ruolo cruciale ed eroico nella delicata fase della Liberazione. Sono numerosissimi gli episodi di coraggio compiuti, tantissime le persone che diedero, a ogni livello, il loro contributo. E nella nostra regione la Resistenza ha assunto caratteri specifici che l’hanno contraddistinta fortemente e ne hanno fatto il terreno fertile in cui è germogliata la nostra autonomia”.

Sono le parole del Presidente della Giunta, Renzo Testolin, nel suo intervento in occasione della Festa della Liberazione, svoltasi ad Aosta .

La medaglia d’oro al merito civile

Testolin, nel sottolineare le perdite di vite umane avvenute in quegli anni, ha ricordato la figura di Don Prospero Duc, medaglia d’oro al merito civile.

È la terza medaglia d’oro al valore civile in Valle d’Aosta. « Rappresenta un momento storico per la nostra regione ». Ha evidenziato il presidente della Regione, Renzo Testolin, intervenendo nella mattina di mercoledì 19 aprile a Châtillon alla cerimonia di consegna della medaglia d’oro al valore civile a don Prospero Duc. “Un momento commovente e importante » ha aggiunto Testolin.

Il riconoscimento è stato conferito dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla memoria del sacerdote nato a Châtillon. Il riconoscimento, sostenuto dalla Presidenza della Regione, è stato proposto dalle Associazioni Combattentistiche della Valle d’Aosta e supportato dall’Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea in Valle d’Aosta, dai Comuni di Sarre e Châtillon e dalla Diocesi di Aosta.

Chi era Don Prospero Duc

Don Duc Prospero aveva svolto la sua opera pastorale nel piccolo villaggio di Chésallet, oggi frazione di Sarre, a quei tempi ancora incorporato nel comune di Aosta. Conosceva uno ad uno i suoi parrocchiani, anche se qualcuno, nella chiesa di Sant’Eustachio, lo vedeva soltanto in occasione della festa del Patrono. Durante la Resistenza, particolarmente attiva nella zona, aveva stretto, naturalmente, i legami con i suoi giovani paesani. Molti si erano dati alla lotta armata, altri avevano semplicemente scelto di darsi alla macchia. Pochi giorni prima della Liberazione, Don Duc seppe che i fascisti di Aosta avevano catturato una ventina di giovani, tra i quali molti del suo villaggio: li trattenevano come ostaggi, con l’evidente intenzione di trucidarli. Don Prospero si precipitò presso i vari Comandi, implorando la scarcerazione degli arrestati. Ciò gli attirò l’odio della Brigata Nera, resa più feroce dalla consapevolezza della fine imminente. Il 19 aprile del 1945 alcuni militi bussarono alla porta della casa parrocchiale. Andò ad aprire Rosy, la sorella del prete. Facendosene scudo, i fascisti irruppero nella parrocchia e senza dir parola abbatterono il sacerdote a raffiche di mitra.

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